Il crimine di Jean Genet
saggio
Traduzione dal francese di Giulia Masperi
"La sua presenza mi dava la sensazione di un fuoco ghiacciato. I suoi gesti erano pieni, calcolati e precisi esattamente come le sue parole." Così Dominique Eddé inizia il suo ardito lavoro sullo scrittore ribelle francese. A metà tra saggio critico e autobiografia, l'autrice tesse un doppio ritratto dell'uomo e dell'opera legando l'esperienza letteraria a quella esistenziale. Un approccio che, a partire dalla constatazione della totale assenza del padre negli scritti di Genet, le consente di osservare come il "parricidio" sia il crimine di fondo suo e della sua produzione artistica. Abbandonato in giovane età, Jean Genet ha fatto della propria e dell'altrui solitudine l'arma con cui opporsi a ogni legge. Le sue radicali posizioni politiche, l'appoggio alla causa palestinese, il rapporto con il cristianesimo e il giudaismo emergono qui in un continuo rimando alle opere di Dostoevskij, Nietzsche, Sartre, Rembrandt, Giacometti. Con ritmo incalzante la storia di Genet si trasfigura in un mosaico collettivo, nel romanzo di formazione di un'intera generazione uscita dai tumultuosi anni '70.