ARKÀ / il raggio
Con i saggi di Maria Laura Valente e Sonia Caporossi
10 pagine a colori e 10 QRcode per ascoltare brani tratti dal testo letti da Paolo Ferrari e Erika Carretta
Ormai da più parti del mondo scientifico e filosofico viene dato come ovvio il fatto che l’apprendimento, la conoscenza e la vita affettiva si generino tramite un procedimento di assenza e non di accumulo.
Scrive l’Autore come antecedente alla scrittura dell’opera: “La vita umana emerge dal niente. E al niente è destinata dopo un breve tratto d’un’esistenza intessuta dalla parola. Questa in Arkà interseca il niente e da esso è trasformata in uno stadio di cessazione e assenza ...”. Il testo nasce con la parola ARKÀ e con l’enigma della sua traduzione e del suo significato: è pensabile come ‘raggio’, ‘luce’, ‘splendore’. Dice ancora l’Autore: “Io sono, tu sei, egli è… essi sono... esso è come il raggio a cui non occorre lo splendore per essere qual è”. Da questo anfratto quasi impercettibile affiora il soffio del venir meno dell’oggetto che copre e ricopre solitamente il mondo e ce lo rappresenta. È la rivelazione d’un vuoto abissale eppure ammissibile all’atto del pensare: l’Autore, di fatto, ci invita ad andare ad esplorare una differente via che è sì composta di vita e di morte, ma che a nessuna delle due è sottomessa. La lingua dell’Assenza con cui è scritto questo libro muterà radicalmente la suddetta alternanza, pertanto il modo consueto di vivere, morire e tentare di conoscere l’esistenza e la realtà in cui siamo immessi. Si tratta di una lingua che dai silenzi profondi della mente emerge a narrare l’epopea dell’umano proiettata in un futuro imprevedibile nel transitare attraverso la soglia che è estremo limite dell’ulteriore passo evolutivo.
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16 novembre 2024