L'anarchico
Traduzione di Alessandro Giarda
Prefazione di Patrick Deville
L’anarchico è il romanzo di culto di Soth Polin, uno dei pochissimi scrittori cambogiani sopravvissuti al periodo dei Khmer rossi. Intrecciando in modo spregiudicato cultura occidentale e orientale – Nietzsche, Freud e buddismo –, autobiografia e finzione, Soth Polin esplora la storia recente della Cambogia, la follia del potere, l’influenza manipolatrice dei media e soprattutto le pulsioni più violente che muovono gli individui e le masse.
L’anarchico si articola in due parti composte a distanza di dodici anni, intervallo di tempo in cui si consuma l’“incubo di fuoco e sangue” della Kampuchea Democratica. La prima racconta la giornata di un intellettuale cambogiano sradicato dalla sua cultura che in un crescendo di sesso e nichilismo culmina in tragedia. La seconda è l’allucinato monologo/confessione che il tassista Virak – un ex giornalista cambogiano rifugiatosi a Parigi dopo aver compiuto una vendetta politica che ha accelerato la rovina del suo paese – rivolge alla passeggera morta nell’incidente stradale da lui provocato.
Un romanzo crudo, corrosivo e provocatorio che ci precipita nel “grande tumulto della Storia, laddove le passioni umane sono esacerbate, incandescenti”.
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