Lo Stato Islamico perde terreno,
ma il suo potere ispirazionale è ancora forte

Su PiacenzaSera l'analisi di Davide Tacchini,
autore di Radicalismo islamico

Descrizione dell'evento

Non più di sette mesi fa, all’indomani degli attentati di Bruxelles, su queste stesse pagine mi trovai a scrivere: obiettivo di questi attentati è il reclutamento, ispirazionale, delle cellule in Europa. Da quel 23 Marzo, tanto è cambiato, tanti nuovi fattori sono apparsi sia sulla scena internazionale, che a livello locale. Pensiamo: -a quanto è successo e sta succedendo in Siria, all’accelerazione degli eventi nella martoriata Aleppo e al ruolo, nel campo di battaglia Siriano, di Russia e Turchia, due paesi uniti, drammaticamente e direttamente, anche dallo spettacolare omicidio dell’ambasciatore ad Ankara, poche ore prima della strage di Berlino. -a quanto è successo e sta succedendo a Mosul e nel Nord dell’Iraq, ad uno stato islamico che perde terreno, che ha dovuto anche cedere alcune delle roccaforti della prima ora. -agli sviluppi che la cosiddetta crisi dei migranti sta prendendo, sia in Europa che nell’ambigua Turchia. -ai risultati del referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea e delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. -al livello decisamente più elevato di attenzione da parte dei servizi di sicurezza di tutti i paesi europei alla presenza e all’attività di cellule terroristiche o aspiranti tali o possibili tali. Ogni settimana, in tutta Europa vengono effettuate espulsioni, condanne, perquisizioni. Attentati come quelli di Bruxelles di Marzo, o di Parigi del Novembre 2015, con tempi di preparazione lunghi, tattiche militari sofisticate, e l’impiego di uomini altamente addestrati, non sarebbero al momento, per fortuna, più realizzabili. Reperire le armi, l’esplosivo, far viaggiare personaggi già sotto la lente delle polizie di tutta Europa sarebbe troppo difficile nel clima attuale. Molto più semplice invece è, ahimè, azionare “a distanza” un terrorismo “povero”, elementare, ma brutale, che fa vittime innocenti ed è, praticamente, imprevedibile. Da mesi le riviste online di Daesh spiegano, con dovizia di particolari, come utilizzare mezzi a motore per compiere atti di violenza. Chi colpire, dove colpire, quando colpire. Il reclutamento può essere diretto, attraverso i canali sul web di indottrinamento tipico di movimenti come ISIS, o anche, indiretto o “di secondo grado”, vale a dire di semplici simpatizzanti. Il reclutamento ispirazionale, che fa leva sulle sensibilità personali di ciascuno, sulla condizione di infelicità di singoli cittadini, può produrre effetti devastanti. Chiunque abbia seguito lo sviluppo della deriva violenta del terrorismo di ispirazione islamista ed in particolare la vicenda di Daesh sapeva che gli attentati di Nizza non sarebbero stati gli ultimi con quelle modalità. Cosa si può fare, dunque? Dal punto di vista tecnico di prevenzione di questo tipo di attacchi, ahimè, ben poco. Chiunque può prendere un mezzo motorizzato e scagliarlo contro la folla. Un mercato di Natale, una fermata dell’autobus o il pubblico di un evento sportivo. Non era stato forse così anche per l’11 settembre? Dopo il primo attacco alle torri gemelle del 1993, con un furgone bomba, sarebbe stato molto più difficile progettare qualcosa di simile negli USA. C’è voluta la totale rigenerazione di Al-Qaeda e otto anni di tempo, per mettere in pratica, per la prima volta con mezzi di trasporto convenzionali utilizzati come strumenti di morte, un attentato di grande portata. Non vorrei apparire eccessivamente ottimista, ma il fatto che non sia possibile, per ISIS, pianificare attacchi con tecniche classiche, è uno dei segni del suo declino. Paradossalmente l’elezione di Trump a presidente degli Stati Uniti potrebbe avere un effetto positivo sulla sconfitta militare di Daesh in Siria ed Iraq. I rapporti del neo presidente con la Russia di Putin (come sappiamo, molto attiva a sostegno di Bashar al-Assad) potrebbero creare un fronte compatto, ed innescare una offensiva militare meno tentennante ed insicura contro il sedicente Califfato. Ciò non metterebbe magicamente fine alle azioni dei cani sciolti inspirati (anzi!) e avrebbe sicuramente ripercussioni anche sui rapporti della Russia e dell’Unione Europea con la Turchia, già surriscaldati dall’assassinio dell’ambasciatore. Scenari di geopolitica, come di sicurezza nazionale e di teoria religiosa si mischiano in un quadro complesso, articolato, difficile da decifrare e, sicuramente senza soluzioni nel breve periodo. Non esistono soluzioni semplici a problemi complessi, ma l’istruzione, la cultura, la scuola, sono gli unici strumenti contro il terrore, contro la xenofobia, contro l’ignoranza. La stampa ha una grande responsabilità. Fare informazione, in questi frangenti è particolarmente arduo, i mezzi di comunicazione di massa possono infatti fare cultura, ma possono anche essere portatori di messaggi nefasti e potenzialmente pericolosi. Anche in questo caso, spesso, è questione di scelte.


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Davide Tacchini
con il diario del soggiorno americano di Sayyid Qutb
2015, pp. 164, 12,5x20,5
ISBN: 9788897332756
€ 14,00