Tra i ribelli Taiping
A cura di Ivan Franceschini
È la primavera del 1853, quando l’esercito dei ribelli Taiping, sotto la guida di un profeta che si proclama fratello di Gesù, conquista Nanchino. La città diventa così capitale del “Regno Celeste della Pace Suprema”, una teocrazia di matrice cristiana che si propone come alternativa politica alla dinastia imperiale di Pechino.
Dopo aver assistito allo sterminio della sua famiglia da parte dei
“banditi cantonesi”, Li Gui, all’epoca appena diciottenne, trascorre quasi tre anni come prigioniero dei rivoltosi, lottando per sopravvivere in una situazione in cui la vita umana ha perso ogni valore.
Questo volume di memorie, pubblicato nel 1880 e fino a oggi mai tradotto in lingua occidentale, costituisce un prezioso frammento di micro-storia, una rara voce che si leva a ricordare una delle guerre civili più cruente della storia moderna. Un conflitto durato quindici
anni, che lasciò sul campo milioni di morti, villaggi svuotati, città in rovina, segnando profondamente le coscienze. “Di fatto, prima di essere riabilitati da una nuova classe di rivoluzionari di professione e additati come precursori delle due grandi rivoluzioni cinesi del secolo scorso, quella nazionalista e quella comunista, i Taiping erano uno spauracchio ricorrente nella memoria popolare.”