cina.net
Ivan Franceschini, giornalista freelance e blogger sul web, inquadra la realtà cinese contemporanea passando da un filtro preciso a cui poi torna con i suoi interventi: la rete. Suoi sono i blog Appunti Cinesi, Vecchio Stolto e Cineresie.info, fonti da cui nel 2012 ha attinto per pubblicare cina.net con la casa editrice O barra O edizioni. Un territorio vastissimo. Un regime popolare rigido e rigorosissimo. Ricchezza e povertà. Fornaci in cui lavorano giovani o disabili rapiti. Scioperi. Suicidi. Condizioni di lavoro al limite del sopportabile. Investimenti. Armonizzazioni.
La Cina è questo e molto altro e Ivan Franceschini scava proprio laddove i media nazionali ufficiali non arrivano o giungono soltanto per cancellare, denunciare, alterare tramite interventi su cui vigila severamente il partito. Internet è un pozzo di informazioni, vere e false, ma è anche un mezzo di propaganda, di critica, di dissenso e di azione veramente popolare. Nuovi siti e nuovi blog nascono e vengono chiusi ogni giorno, promuovendo una libertà di espressione personale che adesso lo Stato trova davvero difficile arginare. Veniamo così a conoscenza dell’esistenza di un "motore di ricerca di carne umana" e degli opinionisti prezzolati, il "partito dei cinquanta centesimi", sguinzagliati in rete per diffondere notizie false o modificate a seconda delle richieste dei potenti. Il popolo di Internet, wangmin, è una forza che cresce a dispetto delle inflessibili censure o delle azioni legali: accusano, indagano, svelano. Ritrovano persino persone scomparse, vittime delle numerose attività illegali che proliferano in una Cina ancora retta da antiquate forme di potere familiare. Le fornaci di mattoni dove migliaia di persone sono costrette a lavorare dopo essere state vendute, rapite o prese con l’inganno, sono soltanto la punta di un iceberg.
Secondo alcune statistiche, la prima causa di suicidio in Cina è la violazione dei diritti umani. Il diritto è un’utopia, una parola con cui il partito riempie editti e propagande ma che stenta a diventare realtà. Salari da fame, condizioni di lavoro precarie in termini di sicurezza, disoccupazione, assenza dei sindacati. I cinesi scendono in strada e tappezzano Internet per reclamare i propri diritti ma, al momento, il cambiamento non sembra proprio nell’aria. Franceschini stesso, a conclusione, chiude scrivendo: "È stato difficile conciliare l’ottimismo che inizialmente esprimevo nei confronti degli sviluppo della società cinesa verso un maggiore pluralismo, con il pessimismo maturato negli ultimi mesi di fronte alla manifestazione evidente e spudorata degli aspetti più deleteri della violenza di Stato e della repressione. Eppure [...] rimango convinto che questa sia solamente una fase temporanea a cui presto seguirà un nuovo disgelo".