Recensione
Giovanni Rispoli, Rassegna Sindacale, 14/07/2010

Afghanistan. Il diario di Giordana

Emanuele Giordana, giornalista e fondatore di Lettera22, torna a parlare di Afghanistan, paese che ha seguito sin dal suo primo viaggio nel 1974. Diviso in due sezioni, Noi e l'Afghanistan e L'Afghanistan e noi, il suo Diario da Kabul è un libro che racconta gli eventi da un'angolazione originale, osservando afghani e occidentali convivere e sopravvivere in una città da oltre trent'anni sulla linea del fronte.
Diplomatici, militari, funzionari dell'Onu, cooperanti, attivisti delle organizzazioni non governative: in Afghanistan esiste una nuova categoria sociale, gli expat, che conta ormai diverse decine di migliaia di occidentali. Protagonisti degli alti salari di un conflitto dove gli afghani restano sempre sullo sfondo di un quadro essenzialmente dipinto da "noi" occidentali, così lontani da "loro" da sembrare gli attori di due diverse commedie umane drammatiche e inconciliabili, per quanto inesorabilmente intrecciate.

L'autore coniuga la cronaca da inviato alle riflessioni affidate al suo blog, incluse alcune "raccomandazioni politiche" finali, di grande competenza. Giordana racconta i retroscena di una guerra diversa da quella che ci viene presentata sulla carta stampata e in tv, solo in occasione dei "nostri" morti, impegnati in una "missione di pace". Un conflitto dove i contractor stanno superando in numero i militari in divisa, dove la guerriglia talebana non è l'entità per lo più ignota e indifferenziata che ci viene spesso presentata, ma si muove su proprie motivazioni, anche contraddittorie tra i diversi gruppi, e dove logiche economiche perverse - dal traffico dell'oppio al business dell'acqua minerale per le truppe - disegnano parte del pantano in cui paiono essere arenati gli Usa, la Nato e gli occidentali. Da un punto di vista di forte impatto si affronta e analizza anche la recente vicenda dei medici di Emergency. Sapendo conciliare dramma e ironia, mai a discapito di un'analisi critica dei fatti. Ne emergono un paese e un popolo ben più complessi di quanto riportato dalla consueta retorica mediatica.