Recensione
Sullo sfondo di una Birmania travagliata dalla lotta per l'indipendenza guidata da Aung San, eroe nazionale e padre di Aung San Suu Kyi, si svolge la vicenda di Wai Wai, giovane donna costretta a subire il fascino dello stile di vita coloniale. Compressa tra l'amore per il marito, impiegato in una compagnia inglese, e la forza delle proprie radici, si opporrà con fierezza alla volontà del compagno di imprigionarla in una opprimente parodia di vita occidentale e privarla di quella autonomia di cui le donne birmane hanno sempre tradizionalmente goduto. A metà tra il romanzo psicologico e la metafora politica, il libro, tra i più popolari nell'odierno Myanmar, ci racconta con efficacia un passaggio storico decisivo calandolo nell'esistenza quotidiana. Ma non solo, perché la scrittrice, fervente attivista contro la dittatura militare, usa l'espediente del passato per analizzare i forti contrasti in atto nella società birmana attuale e per denunciare come la colonizzazione, in tutte le sue forme, distrugga l'identità di un popolo e sconvolga il tessuto sociale di una nazione.