Recensione
Stefano Castelli, Exibart, 28/09/2009

Libere cadute

Una delle caratteristiche più straordinarie dell'opera di Yves Klein è la fusione tra evenescenza e tangibilità La sensazione di tattilità e la qualità aerea, quasi volatile dei lavori non si contraddicono, ma coesistono in una delle tante "sinestesie" messe a punto dal grande francese. La stessa cosa si può dire del suo impianto teorico, chiaro anche al profano ma sempre sfuggente, elaboratissimo ma irregolare e sempre libero.Il recente libro Verso l'immateriale dell'arte della O barra O è una testimonianza perfetta di questa doppia natura. Il volumetto è ciò che si definisce "lodevole iniziativa editoriale".Pubblicazione di testi inediti, traduzioni di scritti, conferenze, documenti: uno strumento utile, indispensabile in alcune parti, ma che si legge con la scorrevolezza di una raccolta di racconti.E tra le righe spuntano dati e informazioni preziosi, oltre a curiosità che ristabiliscono l'atmosfera di un'epoca. Va aggiunto che oggi la lettura diretta degli scritti di Klein è lo strumento migliore per conoscere la sua poetica, soprattutto in un mercato editoriale italiano che rende disponibile pochissimo, a parte gli scritti tardi di un Restany ormai troppo trascendentalista per cogliere l'impatto sociale di Klein.Il fulcro del libro è il testo integrale della conferenza tenuta da Klein alla Sorbona nel 1959, che permette di cogliere le natura performativa di ogni atto, anche verbale, dell'artista. I testi successivi mostrano la costruzione progressiva del "personaggio Klein" che, rischiando di essere tacciato di superomismo, compie invece un sacrificio totale della sua persona a favore di una nuova arte, trascendente ma non spiritualista.Tra gli scritti, tutti gli articoli di "Dimanche", giornale stampato in un unico numero nel 1960; L'avventura monocroma, in cui Klein getta i semi di una cosmogonia personale basata sulle teorie di Bachelard; Yves il monocromo (1960); le "regole rituali per la cessione delle zone di sensibilità pittorica immateriale".L'appendice sui rapporti con l'Italia propone pagine altrettanto preziose: un diario del viaggio compiuto in Italia nel 1948, a vent'anni, il testo di Restany per la mostra da Apollinaire nel 1957 e la recensione della stessa mostra di Dino Buzzati, oltre a un carteggio con Fontana. Verso l'immateriale dell'arte è un libro che impone di essere letto d'un fiato, utile a delineare un corpus teorico irregolare nella forma ma solidissimo, prescrittivo ma mai dogmatico. Con note puntuali e approfondite, e con date e fonti sempre reperibili.