Recensione
Marialuisa Pasotti, La voce di Mantova, 01/09/2008

Panh e il dramma della Cambogia

Nel suo ultimo libro La carta non può avvolgere la brace, lo scrittore e regista cambogiano Rithy Panh racconta la storia di giovani prostitute che scandiscono il drammatico scorrere della loro esistenza incontrandosi e confrontandosi nel Building Bianco, un edificio che sembra "un enorme vascello sbattuto dal vento nel centro di Phnom Penh". Intervistato dalla Voce di Mantova all'utlimo Festivaletteratura, dove ha presentato anche il film tratto dal libro (stessa procedura utilizzata per S-21 La macchina di morte dei Khmer rossi, ora anche in cofanetto dvd e libro nella collana Real Cinema della Feltrinelli), Panh ha confermato come attraverso questo ultimo lavoro voglia anche tratteggiare la Cambogia di oggi: "Apparentemente - ha detto al quotidiano - sembra che il paese sia in ripresa, dopo il periodo terribile dei genocidi firmati dai Khmer rossi: si può viaggiare in sicurezza, c'è una buona libertà di stampa e anche l'economia va bene, con una crescita del 7% annuo. Il problema è che non si sa come vengano investiti questi profitti economici. Ancora troppa emarginazione, c'è, poi, nel mio paese ed è per questo che ho deciso di raccontarlo con gli occhi delle donne, ragazze costrette a prostituirsi per sopravvivere e che per questo vivono ai margini di una società ipocrita che prima le usa e poi le rifiuta". Con questo libro a tratti sconvolgente, Panh mette insieme lucidamente i frammenti di un dramma che,a oggi, coinvolge circa 30mila donne cambogiane. Il libro testimonia diciotto mesi di vita quotidiana di queste giovani prostitute rifugiate all'interno del Building Bianco, ma, soprattutto, racconta la storia toccante della resistenza di queste ragazze che non vogliono perdere del tutto la dignità e l'identità.Marialuisa Pasotti